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PRIMA CENA.
NOVELLA PRIMA.
Non sono però molti anni passati, che in Firenze fu un valentissimo uomo medico, che si chiamò maestro Mingo, il quale, già sendo vecchio e dalle gotte tormentato, si stava in casa, e per suo passatempo scriveva, a utilità delle persone, qualche volta alcune ricette. Ora accadde che a un suo compare, chiamato Salvestro Bisdomini, si ammalò la moglie; onde colui, avendo molti medici provato, e niuno avendone nè saputo nè potuto, non che guarire, conoscere pure la infermità di colei, se ne andò finalmente al suo maestro Mingo, e gli contò della moglie tutta la malattia; e di più gli disse, come tutti i medici che l’avevano veduta ne avevano fatta mala giustificanza.1 Perlochè il maestro, dolente, disse al compare che molto gliene incresceva, e che avesse pacienza; perchè il dolore della morte delle mogli era come le percosse del gomito, che, benchè elle dolgano forte, passano via spacciatamente; è che non si sbigottisse, chè non gliene era per mancare. Ma Salvestro, come colui che fuor di modo amava e cara teneva la donna, lo pregava pure che le desse e ordinasse qualche rimedio. Il medico rispondendo diceva: Se io potessi pure venire a vederla, qualche riparo le faremmo noi; nondimeno arrecami domattina il segno,2 e se io vedrò di poterle