Pagina:Le cento novelle antiche.djvu/100

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E dall’altra il conte d’Angiò. La reina con contesse, dame e damigelle di gran paraggio furo alle loggie, e la contessa di Teti vi fue. In quel giorno portaro arme li fiori de’ cavalieri del mondo dall’una parte e dall’altra. Dopo molto torneare, il conte d'Angiò e quello d’Universa fecero diliverare l’arringo, e l’uno incontro all’altro si mosse, alla forza de’ poderosi destrieri, con grosse aste in mano. Or avvenne che nel mezzo dell’arringo il destriere del conte d’Universa cadde col conte in un monte, onde le donne discesero delle loggie, e portarlone in braccio molto soavemente. E la contessa di Teti vi fue. Il conte d’Angiò si lamentava fortemente, dicendo: lasso! perchè non cadde mio cavallo, siccome quello del conte d’Universa, che la contessa mi fosse tanto di presso, quanto fu a lui. Partito il torneamento, il conte d’Angiò fu alla reina, e chiesele mercè, che ella per amore de’ nobili cavalieri di Francia dovesse mostrare cruccio al re; poi nella pace li domandasse un dono, e ’l dono fosse di questa maniera: che al re dovesse piacere, che giovani cavalieri di Francia non perdessero sì nobile compagnia, come era quella di messere Alardo di Valleri. La reina così fece. Crucciò col re, e nella pace li domandò quello che ella volea. E ’l re le promise il dono. E fu diliberato messer Alardo di ciò ch’avea

    e vale concedere. Il Menagio deriva questo verbo dallo spagnolo otorgar.


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