Pagina:Le cento novelle antiche.djvu/148

Da Wikisource.

129

Qui conta di Bito e di ser Frulli di Firenze, da san Giorgio.


NOVELLA XCVI.


Bito fu fiorentino, e fu bello uomo di corte, e dimorava a san Giorgio oltr’Arno. Avea un vecchio ch’avea nome ser Frulli, et avea un suo podere di sopra a san Giorgio molto bello, sì che quasi tutto l’anno vi dimorava con la famiglia sua, et ogni mattina mandava la fante sua a vender frutta o camangiare alla piazza del ponte. Et era sì iscarsissimo1 e sfidato, che faceva i mazzi del camangiare, et annoveravali alla fante, e faceva ragione2 che pigliava. Il maggiore ammonimento che le dava si era che non si posasse in san Giorgio, perocchè v’aveva femine ladre. Una mattina passava la detta fante con uno paniere di cavoli. Bito, che prima l’avea pensato, s’avea messa la più ricca roba di vaio ch’avea; et essendo in sulla panca di fuori, chiamò la fante, et ella venne a lui incontanente, e molte femine l’aveano chiamata prima, e non vi volle ire. Buona femina, come dai questi cavoli? Messere, due mazzi al danaio. Certo questa è buona derrata. Ma dicoti che io non ci sono se non io e la fante mia, che tutta la famiglia mia è

  1. scarsissimo; taccagno, spilorcio. Sfidato, sfiducciato, diffidente.
  2. facea ragione che pigliava; cioè facea il conto di tutto il danaro che dovea cavarne.