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montaro in su un legno con questa moneta. E per sentenza di Dio apparve in quella nave un grande scimmio, e prese il taschetto di questa moneta, et andonne in cima dell’albero. Quelli, per paura ch’elli nol gittasse in mare, andaro con esso per via di lusinghe. Il bertuccio si pose a sedere, e sciolse il taschetto con bocca, e toglieva i danari dell’oro ad uno ad uno. L’uno gittava in mare, e l’altro lasciava cadere nella nave. E tanto fece che l’una metà si trovò nella nave col guadagno che fare se ne dovea[1].
Qui conta d’un mercatante che comperò berrette.
NOVELLA XCVIII.
Uno mercatante[2] che recava berrette, se li bagnaro: et avendole tese, sì vi appariro molte scimmie, e catuna se ne mise una in capo, e fuggivano su per li alberi. A costui ne parve male. Tornò indietro, e comperò calzari, e presele, e fecene buon guadagno.
- ↑ Da questa novella ebbe origine, secondo il Manni, il proverbio la scimmia ne cava l’acqua.
- ↑ Uno mereatante ecc. Osservisi questa foggia di costruzione irregolare. Qui ha un primo caso senza il suo verbo. Di così fatte costruzioni abbiamo altri esempi, e non pochi, negli scritti de’ primi padri della favella.