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le confessioni | 41 |
avuto del bestiame grosso e minuto più di quanti furono prima di me in Gerusalemme; ho anche ammassato argento e oro e i più preziosi gioielli dei re e delle provincie; mi son preso dei cantanti e delle cantanti, e le delizie degli uomini, un’armonia di strumenti musicali, anzi parecchie armonie d’ogni sorta di strumenti, mi sono ingrandito ed accresciuto più che tutti quanti furon prima di me a Gerusalemme, e con ciò la mia saggezza è rimasta in me. Infine non ho ricusato ai miei occhi nulla di quanto mi abbiano chiesto e non ho risparmiato gioia alcuna al mio cuore. Ma avendo considerato tutte le opere che le mie mani avevan fatto e tutto il lavoro a cui m’ero sobbarcato per farle, ecco che tutto era vanità e tormento dello spirito, di modo che l’uomo non trae vantaggio alcuno da ciò che è sotto il sole. Poi mi misi a considerare tanto la saggezza che la stoltezza e la stupidità... ma riconobbi pure che la stessa cosa succede a tutti. Ecco perchè dissi nel mio cuore: Mi accadrà come all’insensato: perchè, allora, sono stato più saggio? Ecco perchè dissi nel mio cuore che questo pure era vanità.
«La memoria del saggio non sarà eterna, non più che quella dell’insensato, perchè nei giorni futuri tutto sarà dimenticato. E perchè il saggio muore come l’insensato? Ecco perchè ho odiato questa vita, perchè le cose che si son fatte sotto il sole mi son spiaciute, perchè tutto è vanità e tormento dello spirito. Ho anche odiato tutto il lavoro che è stato fatto sotto il sole, perchè dovrò lasciarlo all’uomo che verrà dopo di me.
«Che cosa trae l’uomo da tutto il suo lavoro, dal tormento del suo cuore, per cui si affatica sotto il sole? Tutti i suoi giorni non son che do-