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Sakia Muni non può trovar consolazioni nella vita; decide che la vita è il più grande dei mali e, con tutte le sue forze, cerca di liberarsene e di liberarne gli altri, in modo che dopo la morte la vita non si rinnovelli; egli distrugge la vita nella sua stessa radice.

Ecco ciò che dice la saggezza indiana.

Ecco ancora ciò che dice la saggezza umana quando risponde direttamente al problema della vita:

«La vita del corpo è un male e una menzogna: per questo l’annientamento della vita del corpo è un bene, e noi dobbiamo desiderarlo» dice Socrate.

«La vita è ciò che non dovrebbe essere: il male e il passaggio al nulla è l’unico bene della vita» dice Schopenhauer. «Tutto al mondo — stoltezza, saggezza, ricchezza, povertà, gioia, dolore — tutto è vanità e sciocchezza. L’uomo muore e non ne resta nulla. Questo è assurdo» dice Salomone. «Vivere con la coscienza dell’inevitabilità della sofferenza, della decrepitezza, della vecchiaia e della morte è impossibile. Bisogna liberarsi dalla vita, da ogni possibilità di vita» dice Budda.

E ciò che hanno detto questi spiriti forti, milioni e milioni d’uomini simili ad essi l’hanno detto, pensato e sentito. Ed io pure lo penso e lo sento.

Così le mie incursioni nella scienza, non solo non cacciavano la mia disperazione, ma l’aumentavano. L’una non rispondeva affatto al problema della vita; la risposta dell’altra confermava la mia disperazione, dimostrandomi che le conclusioni alle quali ero arrivato non erano il risultato del mio errore o di una disposizione malsana del mio spirito; essa mi confer-