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60 | leone tolstoi |
orgoglio e presunzione, come dei bimbi, noi smontiamo l’orologio, ne togliamo la molla, ne facciamo un gioco e poi siamo stupiti che l’orologio non cammini più.
La soluzione della contraddizione esistente tra il finito e l’infinito, la risposta al problema della vita che la renderebbe possibile, ci è necessaria e preziosa. Questa soluzione unica, che troviamo dappertutto e presso tutti i popoli, soluzione che ci perviene dai tempi più lontani, soluzione così difficile che non possiamo trovar nulla di simile, questa soluzione noi la distruggiamo leggermente, per porre di nuovo la stessa questione propria a ciascuno e per la quale non abbiamo risposta.
Le idee di un Dio infinito, della divinità dell’anima, dell’unione delle azioni umane con Dio, dell’unità dell’essenza dell’anima, della concezione umana del bene e del male, sono idee elaborate nel lontano infinito del pensiero umano, sono idee senza le quali non vi sarebbe vita, senza le quali non sarei io stesso. Scartando questo lavoro di tutta l’umanità, volevo far tutto ciò da solo, in un modo nuovo, il mio.
Allora non pensavo così; ma i germi di questi pensieri erano già in me. Comprendevo:
I.° Che la mia situazione, come quelle di Schopenhauer e di Salomone, era stupida, nonostante la nostra saggezza. Noi comprendiamo che la vita è un male e viviamo lo stesso. Ciò è evidentemente assurdo. Se la vita è stupida, ed io amo tanto la ragione, bisogna distruggere la vita: nessuno lo può negare.
II.° Comprendevo che tutti i nostri ragionamenti giravano intorno a un circolo incantato, come una ruota che non si ingrana con gli altri ordigni; avremmo un bel ragionare, non po-