Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/131

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104 le confessioni d’un ottuagenario.

mento dell’animo suo. Adoperò sempre da astuto nei mezzi, ma da forte nella perseveranza: e se fu egoismo, era l’egoismo d’un titano.

La nonna intanto, che non vedeva di lui altro che quanto egli credeva utile di mostrarle, se ne innamorava ogni più. Le poche altre visite, che la riceveva durante il giorno, non erano tali da diminuirle la graditezza di quell’una. Il signor conte, che veniva a domandarle come avea passato la notte, in sulle undici del mattino prima di recarsi nella Cancelleria a firmare tutto che il Cancelliere gli porgesse da firmare; monsignore Orlando che dalle undici a mezzogiorno le faceva il quarto, colla cognata e la nipote, sbadigliando di tutta lena per la voglia del pranzo; la nuora che le stava dinanzi le lunghe ore, muta ed impalata infilando maglie, e non aprendo mai bocca che per sospirare i begli anni passati, Martino, l’antico maggiordomo del fu suo marito, che le faceva compagnia alla sua maniera parlando poco e non rispondendo mai a tono, mentre la Clara usciva alla breve passeggiata del dopopranzo; la Pisana che a volte con grandi strilli e graffiate le era condotta innanzi fra le braccia della Faustina, ecco le persone che le passavano dinanzi tutti i giorni, monotone ed annojate come le figurine d’una lanterna magica. Non era dunque strano che ella aspettasse con impazienza il dopopranzo, quando Lucilio veniva a farla ridere colle sue barzellette, e a rischiarar un pochino d’un barlume di allegria la serena ma grave sembianza della nipote. La gioventù è il paradiso della vita; ed i vecchi amano l’allegria che è la gioventù eterna dell’animo. Quando Lucilio s’accorse che il buon umore da lui infiltrato nella vecchia passava nella fanciulla, e che ad un suo sorriso questa s’era accostumata a rispondere con un altro, la sua pazienza cominciò a sperar vicina la ricompensa. Due persone che avvicinandosi prendono contentezza l’una dall’altra, sono