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92 le confessioni d'un ottuagenario.

quietudine che cosa avesse per stare a quel modo, e in qual cosa mai potessi aiutarlo.

— Nulla, — mi rispose egli socchiudendo a stento le labbra, come uno che parla e sta per addormentarsi; — voglio che tu mi faccia compagnia; scusami se non parlerò troppo, ma ho qualche doloruccio di stomaco.

— Mio Dio, chiamiamo dunque un medico! — io sclamai. — Sapeva che Leopardo non soleva lamentarsi per poco, e quella chiamata notturna mi diceva i suoi timori.

— Il medico! — riprese egli con un sorriso mestissimo. — Sappi, Carlino, che un’ora fa mi son preso in corpo due grani di sublimato corrosivo!...

Io misi uno strido di raccapriccio, ma egli si turò le orecchie soggiungendo: — Zitto, zitto, Carlino! mia moglie è di là che dorme nella seconda camera!... sarebbe un peccato incomodarla, tanto più che l’è incinta, e questo suo nuovo stato le mette malumore.

— Ma no, per carità, Leopardo! lasciami andare! (egli mi stringeva il polso con tutta la forza che aveva). Forse siamo ancora in tempo: un buon emetico, un rimedio eroico, che so io... lasciami, lasciami...

— Carlino, tutto è inutile!... Il solo bene che accetterò da te sarà, come dissi, un’ultima ora di compagnia. Rassegnati, giacchè mi vedi più ancora che rassegnato volonteroso di andarmene; l’emetico ed il dottore verrebbero tardi d’una buona mezz’ora; io ho studiato da una settimana quel capitolo di tossicologia che mi abbisognava. Vedi? sono ai secondi sintomi!... Mi sento schizzar gli occhi dalla testa... Purchè questo prete di cui andò in cerca la portinaia capiti presto... Io son cristiano, e voglio morire con tutte le regole.

— Ma no, Leopardo, te ne scongiuro! lasciami tentare se non altro! È impossibile che ti lasci morire a questo modo!...