Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/154

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Mi scoperse poi certi segreti di casa che avrei amato meglio ignorare, tanto mi stomacarono. La contessa sua madre giocava disperatamente e non volea saperne di miseria, tantoché l’era sempre in sul chieder quattrini a questo ed a quello; quando si trovava proprio alle strette, macchinavano qualche gherminella tra lei e la Rosa, quella sua antica cameriera, per cavarne di tasca ai conoscenti e agli amici. Siccome poi costoro s’erano stancati d’un tale spillamento, la Rosa avea proposto di metter in ballo la Pisana, e d’impietosire col racconto delle sue strettezze quelli che sembravano più devoti adoratori della sua bellezza. Così senza saperlo ella viveva di turpi e spregevoli elemosine. Ma finalmente la se n’era accorta, e in onta alla silenziosa indifferenza della contessa, ella su due piedi avea cacciato la Rosa fuori di casa. Questo anche era stato un motivo che l’aveva indotta ad accettar la mano del Navagero, perché si vergognava di vedersi esposta dalla stessa sua madre a tali infamie. Io le chiesi allora perché non ricorressero piuttosto alla generosità dei Frumier; ma la mi rispose che anche i Frumier si trovavano in male acque, che se qualche sacrifizio lo avrebbero potuto fare per salvarle dall’inedia non intendevano poi rovinarsi affatto per pascere il vizio insaziabile della contessa. Io allora mi maravigliava che questa passione del gioco fosse in lei andata tanto innanzi. — Oh non me ne maraviglio io! — mi rispose la Pisana. — Ella è sempre tanto sicura di vincere, che le parrebbe di far un torto a non giocare; e quello poi che è più bello, ella pretende di averci sempre guadagnato, e che fummo noi, io e mio fratello, a consumarle mano a mano tutti quegli immensi guadagni! Figurati! Per me non ebbi mai indosso che un vestitello di tela; e ho sempre lasciato nelle sue mani i frutti degli ottomila ducati. Mio fratello poi mangia e veste come un frate, e per quattro soldi il giorno io torrei di mantenerlo. Ma la è tanto persuasa delle