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le confessioni d'un ottuagenario. |
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Non potreste immaginare le astuzie da me adoperate per cavargli di capo i suoi sospetti, le menzogne che sciorinai, coll’aspetto più ingenuo del mondo, le carezze che gli feci maggiori d’ogni consueto, l’affetto e la cura che dimostrava a tutte le cose di famiglia! Solamente chi si crede chiamata da Dio e dalla propria coscienza alla riparazione delle proprie colpe, può far altrettanto e confessarlo senza morire di crepacuore e di vergogna. I miei vecchi genitori, Spiro stesso rimase ingannato. Guardate, io ne piango anche adesso! ma Dio vuole così; sia fatta la sua volontà. Rimasero tutti ingannati come vi dico, e certo stamattina, quando dissi le orazioni colla mamma e diedi il buon giorno al papà, nessuno avrebbe sospettato ch’io covava il disegno di abbandonarli dopo una mezz’ora, di mutarmi nell’arnese d’un marinaio, e di correre il mondo insieme a voi in penitenza de’ miei peccati!... Omai son risoluta; il gran passo è fatto. Se Dio mi fornì la forza di dissimulare per tanto tempo, e l’astuzia di ingannare guardiani così accorti ed amorosi, è segno ch’egli approva e difende la mia condotta. Egli provveda a riparare il male che la mia fuga può cagionare!... Quanto ai miei genitori non ne ho gran paura!... Sia il mio sesso, o lo scarso merito, o la loro grave età volgente all’egoismo, io non m’accorsi mai
che il loro affetto per me oltrepassasse i limiti della discrezione. Mia madre sembra alle volte pentita di avermi trascurato a lungo, e mi colma di carezze che vorrebbero essere materne, ma sono un po’ troppo studiate: mio padre poi non si dà questa briga, egli si dimentica di me le intere giornate, e pare che mi tratti come gli fossi capitata in casa oggi, e dovessi uscirne domani. Infatti, noi femmine siamo pei padri un bene passeggiero, un trastullo per alcuni anni; ci considerano, credo, come roba d’altri, e certo mio padre non dimostrò mai ch’egli mi ritenesse per sua. Così vi dico, in quanto a loro, non mi do grande af-