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246 le confessioni d’un ottuagenario.

quell’amore furibondo cui mi sono rabbiosamente venduta!... Sono sei mesi ch’io lo schernisco, ora lo sbeffeggerò!... Vendetta per vendetta!... Una pugnalata di sua mano recherà a me la morte, ed al tuo cuore pusillanime un rimorso senza fine!... —

Udirmi maledire in tal modo da colei che m’avea tradito così orrendamente, alla quale io avea serbato una fede candida, un amore costante, e pur allora l’aveva provato coll’esporre la mia vita nel salvare la sua, per quanto il modo ed il luogo dove la trovava dovessero inviperire la mia rabbia, e convertire l’affetto in furore, vederla furibonda e sdegnosa contro di me, mentre l’aspettava umile e tremante, fu un cotal colpo che mi lacerò le viscere. L’ira mia si sollevò fino contro Dio, il quale permetteva che l’innocenza fosse maltrattata così indegnamente, e che il vizio armato di fulmini si godesse di atterrirla dall’alto del suo trono di vergogne.

— Pisana, — gridai con voce soffocata e travolta da singhiozzi — Pisana, basta! non voglio, non posso più ascoltarti!... Le parole che ora pronunciasti sono più vili, più oscene dei tuoi tradimenti!... Oh non istà a te, non istà a te l’accusarmi!... Mentre mi confessi il delitto più mostruoso che l’amante possa commettere contro l’amante, hai ancora la crudeltà e la baldanza di pascerti delle mie lagrime, di godere de’ miei tormenti, e di fingerti offesa e vituperata per minacciarmi una vendetta più sanguinosa, ma pur sempre meno indegna di quella che hai già consumato contro di me!... Taci, Pisana; non una sola parola di più: o io rinnego quanto v’è ancora di giusto di santo nel mondo; io mi strappo dal petto l’onore e lo butto ai cani come un abbominio!... Sì, rinnego anche quell’onore bugiardo, che soffre quaggiù la vergogna dovuta agli spergiuri, senza rispondere con uno scoppio di vulcano a sì sfrontate calunnie! —