Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/316

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308 le confessioni d’un ottuagenario.

dei fratelli; io m’immaginava che tutti questi colpi, l’uno sopra l’altro, avean dovuto ferire l’animo di Bruto più di quanto egli voleva mostrare. Me lo figurava vicino all’Aquilina, a quella cara e leggiadra ragazzetta così grave, così amorosa, e che nell’infanzia dimostrava il più soave e compassionevole cuore di donna che si potesse desiderare! Ella avrebbe lenito colla sua ingenuità, coi suoi sorrisi celesti i dolori di Bruto, lo avrebbe compensato delle cure che si prendeva per lei; e n’era certo che quelle due creature, riunite insieme dopo tante procelle, avrebbero trovato nell’amicizia fraterna la felicità e la pace.

La Pisana si univa meco in queste semplici speranze. Cervellino poetico, anzitutto ella cercava i robusti contrapposti e la fiera agitazione della tragedia, ma comprendeva la rosea innocenza e la pace pastorale dell’idillio. Posando fra Bruto e l’Aquilina, le nostre fantasie rivedevano i tranquilli orizzonti delle praterie fra Cordovado e Fratta, le belle acque correnti in mezzo a campagne smaltate di fiori, i cespugli odorosi di madresilva e di ginepro, i bei contorni della fontana di Venchieredo cogli ombrosi sentieruoli e i freschi marginetti di musco! Speravamo per essi, e godevamo per noi. Peccato che quella gamba di legno si attraversasse a tutti i bei romanzi che si potevano immaginare a benefizio di Bruto! Nei paesi un cotal difetto non si perdona, e un eroe zoppo vale assai meno d’un mascalzone ben piantato. Le donne di città son talora più indulgenti; benchè anche in questa indulgenza c’entri forse per poco assai l’adorazione dell’eroismo. Ma pure se Bruto non avesse avuto quella gamba di legno, sarebbe egli tornato a Cordovado? — Dov’era Amilcare, dov’erano Giulio del Ponte, Lucilio, Alessandro Giorgi, e dov’era finalmente io, benchè meno di essi trasportato da furore di indole a imprese arrischiate? Profughi, esuli, morti, vaganti qua e là, come servi cacciati a lavorare sopra campi non nostri, senza tetto