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416 le confessioni d’un ottuagenario.

Pisana mi dava sulla voce, sclamando che era uno sciocco a scoraggiarmi a quel modo, e che eravamo abbastanza fortunati, di camparla onestamente senza tante fatiche. Solamente talvolta nello sgridarmi di quella mia prostrazione d’animo, ella punzecchiava alquanto col suo umorino bizzarro e maligno di altri tempi. Ma non passava un minuto che si rifaceva buona e paziente, quasichè o il suo temperamento si fosse cambiato del tutto, o avesse preso a dipendere dalla volontà e dalla ragione. Insomma, vi saranno figli che costano molto alle madri, e amanti che deggiono assai alle amanti, e mariti che ebbero dalle spose le più grandi prove d’affetto, ma un uomo che riconosca da una donna maggiori beneficii che io dalla Pisana, non è, credo, sì facile trovarlo. Nè madre, nè amante, nè sposa, potea fare di più per l’oggetto dell’amor suo. Se poi la sua condotta fosse giudicata anche a mio riguardo molto balzana e irregolata, e le fosse data taccia di pazza, come da taluno de’ suoi conoscenti di Venezia, appunto per la magnanima spensieratezza di tanti sacrifizii, io benedirei allora la pazzia e vorrei abbattere l’altare della sapienza per innalzarne un altro ad essa, mille volte più santo e meritato.

Ma pur troppo, essendo stabilito che i pochi debbano esser pazzi, e i savi i più, al tempo che corre vanno rinchiusi all’ospedale coloro che pensano prima alla generosità, indi alla regolarità e all’interesse delle loro azioni. Se il cervello rispondesse meglio ai palpiti del cuore, e le braccia rispondessero ubbidienti più a questo che a quello, credete voi che tutto si avrebbe a rifare?... Oh no! la nostra storia si sarebbe chiusa con un magnifico fine; e saremmo ora occupati, tutt’al più, in qualche gloriosa appendice. Pur troppo bisognerà cambiar strada; e il rinnovamento nazionale appoggiarlo necessariamente ad un concorso tale di interessi, che lo dimostrino un ottimo capitale, con