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450 le confessioni d’un ottuagenario.

un unico mezzo di riparazione vi offerisse, quello di imitarla nella virtù, nella rassegnazione, quello di vivere per farvi il più che è possibile simile a lei, e confondervi ad essa quando la natura stessa vi inviti a quelle che voi chiamate dubbiose e arcane speranze?... Oh Carlo! pensateci altamente. Non aggravate gli insulti verso la Pisana, facendo la sua virtù responsabile di tutti i mali che potrebbero derivare dalla vostra pazzia.

— Amico, dite bene, ci penserò. Sento che in questo istante la fredda ragione non potrebbe trovar posto nel tumulto delle mie passioni; e mi conosco abbastanza forte per credere che non cerco pretesti nella dilazione, e che di qui ad un anno sarò come adesso, ove le condizioni del mio spirito non sieno cambiate.

— Del resto — riprese Lucilio — io mi studiai finora premunirvi contro ogni evento possibile; e spero che se parlerete colla Pisana, i suoi discorsi, il suo contegno, i suoi sguardi vi persuaderanno meglio de’ miei ragionamenti. Ma non voglio poi dire che siamo giunti a tale eccesso di disperazione e di pericolo. Se ella potesse giungere a Venezia, e riposarsi nelle sue abitudini d’altro tempo...

— Oh dite il vero, Dottore? ci sarebbero delle speranze? Non fate ora per confortarmi, per illudermi?

— Son tanto lontano dal volervi ingannare, che finora vi lasciai persuaso del peggio. Adesso non vi rendo molte speranze, ma sibbene quelle che la provvida natura ci consente sempre, finch’ella non arresta, forse provvida del pari, l’arcano movimento della vita. Intanto questo vi consiglio, che vi parrà certo strano, di intrattenervi a lungo colla Pisana, e di fidarvi alla scuola de’ suoi esempi. Vi prometto che ella finirà di sconsigliarvi da ogni azione disperata: e questa confidenza che ho in lei suggelli la sincerità di quanto vi son venuto dicendo.

— Grazie! — io soggiunsi stringendogli la mano: —