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462 le confessioni d’un ottuagenario.

rava in quel momento la sublimità virtuosa e serena a cui può sollevarsi una sua creatura?...

Oh godi ora, godi, anima benedetta, di quest’ultima testimonianza, che io, ancora vivo dopo altri trent’anni di pazienza e di dolori, rendo sul limitare del sepolcro alle tue eroiche virtù!... Godi di sapere che se qualche splendore di coraggio ha illustrato il resto della mia vita, se di qualche utile impresa si onorarono i miei figli, e si onoreranno mai i figliuoli loro, il merito si appartiene a te sola! A te che mi pregasti di rimanere e di perpetuare e rinnovare in me e negli altri l’esempio della tua vita magnanima!... Sorridi ancora alla mia mente annebbiata e decrepita, o anima pura, da quel cielo alto e profondo dove per l’intima forza della sua sublimità si rifugiò la tua luce, e additami con un raggio di speranza il sentiero per cui possa raggiungerti!... Se nel pensiero abbuiato dalla vecchiaia, e curvo sul sepolcro del mio figliuolo prediletto, dura ancora un poetico barlume delle eterne speranze, lo deggio a te sola. Per te sola ebbi famiglia, patria e altezza di cuore, e incorruttibilità di coscienza; per te sola conservo il fuoco eterno della fede; e lo unirò dove che sia al fuoco eterno dell’amor tuo.

No, non sogna, non bamboleggia un vecchio d’oltre ottant’anni; non resiste a tanti dolori per cadere in quel supremo dolore che sarebbe la confusione del bene e del male. V’ha una sfera sovrumana, un ordine eterno, dove le colpe piombano nella materia, e le virtù si sollevano a spirito. Io che ti vidi scrollare d’intorno queste spoglie frali e caduche, io che ti ricordo più bella, più giovine, più felice che mai all’istante supremo e pauroso della morte, io che ti amo ora più che non ti amassi mai, compagna nella vita, nella debolezza, negli errori, io deggio credere per necessità a una sublime purificazione, a un misterioso travestimento degli esseri! Sì, per grazia tua,