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476 le confessioni d’un ottuagenario.

domato. In mezzo a cotali dissensioni una bella mattina quando non me lo sarei mai aspettato, egli mi capitò in camera pallido, stralunato, a dirmi netto e schietto, che la settimana ventura sarebbe partito per la Grecia.

— A che farvi? — risposi io beffardamente, chè non ci credeva più a quelle passeggiere tentazioni.

— A difendere Missolungi contro Mustafà Bascià! — soggiunse egli.

— Ah ah! — ripresi coll’ugual tono di scherno. — Mi congratulo vedere come tu sappia che vi sia nel Peloponneso un Mustafà Bascià.

— Non lo sapeva — ripigliò coi denti stretti Luciano — ma me lo disse lord Byron, il quale anche lui è deliberato di partir per la Grecia fra pochi giorni.

— E dove mai ti sei abbattuto in lord Byron?

— Ti basti sapere che l’ho conosciuto, ch’egli si è degnato parlarmi, e che mi prenderà per compagno della sua andata in Grecia.

— Scherzi, Luciano, o sono sogni codesti tuoi?...

— No, anzi, papà mio, parlo così seriamente, che nella prima lettera che scriverete agli zii, darete loro contezza di questo mio divisamento.

— Or bene, se dici da senno, ripeterò io stesso adesso quello che tua madre diceva or sono alcuni mesi. Hai proprio una vera vocazione? Devi aver capito che in questo frattempo mi hai fornito molti argomenti per dubitarne.

— Padre mio, son tanto sicuro che questo mio proposito otterrà sanzione dalle opere di tutta la vita, che vi chieggo fin d’ora perdono della mala stima che vi ho lasciato concepire di me, e vi prego di esser generoso e confidenti anticipandomi d’alcuni mesi la buona opinione che mi darò poi cura di meritare. Perciò mi rivolgo tanto a voi come a mia madre.

— Vi penseremo, Luciano. Intanto impara a maturar