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520 le confessioni d’un ottuagenario.

qualche giornale. Io non voglio dire che non restassero studiosi di polso che avean tempo a tutto, ma la gioventù, la gran consumatrice dei libri nuovi era troppo occupata. Volendo tener dietro ai chiassi, ai trastulli, agli amorazzi nei quali era cresciuta, e alle nuove passioni che fermentavano nelle combriccole, non era bastevole un’anima per individuo. Allora appunto era morto Gregorio XVI: al quale succedette nella sedia pontificale Giovanni Mastai Ferretti sotto il nome di Pio IX. Chi al leggere questo nome non lo sente rimormorare sulle labbra, come una nota melodia che ci ronza negli orecchi lungo tempo dopo averla ascoltata?... Pio IX era anzitutto sacerdote e papa e lo si volle trasformare in un Giulio II pontefice e soldato; fu come quando si travede in una nuvola un simbolo, una figura, che chi l’ha in capo la ravvisa, ma invano si cercherebbe farla vedere agli altri.

Allora il nuovo papa o non capì, o non volle capire il significato di quegli applausi che lo portavano a cielo, e tacendo diede ragione a chi sperava da lui più forse che non era disposto a concedere. Non so se l’entusiasmo fosse di moda, o la moda generasse l’entusiasmo; so che entusiasmo e moda provennero dal bisogno universalmente sentito di ricoverare le proprie speranze dietro un vessillo santo ed inviolabile: non v’avea nè congiura, nè impostura, era saviezza d’istinto. Questi avvenimenti che rompevano la lunga sonnolenza d’Italia, non secondarono per nulla l’impresa tipografica del conte Rinaldo; certo anche in tempi soliti non avrebbe guadagnato dal primo fascicolo di che ajutare almeno per metà la stampa del secondo, ma allora poi non ci cavò uno scudo che l’è uno scudo. E quello che è più curioso, toccò anche a lui dimenticarsi del proprio libro, per correre cogli altri in piazza a gridare: Viva Pio IX!..

Sua sorella era fra le meglio invasate pel nuovo pon-