Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/565

Da Wikisource.

capitolo ventesimosecondo. 557

rovine; le passerette sui pioppi vicini cinguettavano ancora prima di addormentarsi, come nelle sere della mia infanzia. Cinguettavano ancora; ma quante generazioni si erano succedute da allora anche in quella semplice famiglia di augelli!... Gli uomini vedono la natura sempre uguale, perchè non si degnano di guardarla minutamente; ma tutto cangia insieme a noi; e mentre i nostri capelli di neri si fanno canuti, milioni e milioni d’esistenze hanno compiuto il loro giro. Uscii dal mondo vecchio per tornare nel nuovo; e vi rimisi il piede sospirando; ma il bocchino sorridente e le mani carezzevoli della Carolina mi pacificarono anche con esso. Il passato è dolce per me; ma il presente è più grande per me e per tutti.

L’anno dopo fu triste assai per la notizia che ricevetti della morte di Giulio; ma a quel dolore ineffabile veniva compagno un conforto, in due figliuoletti ch’egli mi lasciava. Sua moglie era morta anch’essa prima ch’io sapessi d’averla per nuora. Il general Urquiza, nell’adempiere alla volontà del defunto col mandare a me i due orfanelli e tutte le sue carte, mi scrisse una bella lettera, nella quale testimoniava la gran perdita che la Repubblica Argentina avea fatto per la morte del colonnello Altoviti.

La Pisana diventò madre amorosa de’ suoi due nipotini, a’ quali un dilicato pensiero di Giulio aveva imposto i nomi di Luciano e di Donato: i miei due figliuoli, uno assente e l’altro morto, rivivevano in quelle due care creaturine, e la Pisana stessa s’incaricò di risuscitare il terzo, generando un fratello alla Carolina che fu chiamato Giulio. Allora io compresi appieno quanta cagione di dolcezza e di speranza sia in quel rigoglio di vita nuova e giovanile, che circonda gli anni cadenti della vecchiaja. Non è tutta immaginazione quella somiglianza di piaceri tra la gioventù vissuta per sé, e amata e protetta negli altri. La famiglia forma di tutte le anime che la compongono quasi un’anima