Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
― 107 ― |
Gli anni passarono ancora, nella solitudine del paesello. — Ma la mia noia, la mia sconsolazione non erano più le stesse, sebbene sussistessero sempre. Avevano mutato colore, come se su esse fosse passata un’ardente vampa di sole.
E poi noi ci scrivevamo. Che lunghe lettere, di sollievo per me, e di progetti per te! — Tu progredivi nella vita e nella carriera. Il tuo molto ingegno vinceva ogni ostacolo.
Con tutta la mia tenerezza, acuta sempre e profonda, io seguiva con l’anima il tuo cammino e tutti i miei voti più fervidi erano per te.
Finalmente, mentre io non sperava più la liberazione, e le ribellioni della mia giovinezza si facevano, se non più deboli, più cupe, quasi selvaggiamente taciturne — l’uomo, che mi voleva, si levò sull’orizzonte della mia esistenza. Tu sai chi egli fosse e come le cose accaddero.
Io mi maritai due mesi dopo averlo conosciuto: il tempo di compiere le formalità indispensabili.
Ciò che la mia esistenza fu, dopo che col matrimonio ogni mistero di vita, anche l’ultimo, mi venne