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Pagina:Le confessioni di una figlia del Secolo (1906).djvu/135

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In quell’ora — tragica, perchè il fato imponeva ed incalzava — tu ti facesti innanzi sulla mia via e mi domandasti se voleva seguirti. Eri l’unico uomo, che avesse considerato la mia giovinezza ed anche, forse, la mia misera vita — ed anche, ed anche forse, il tesoro di ardori, che si celavano nel mio essere. Qual cosa poteva io dire?... Qual risposta poteva io dare, che fosse spontanea, che fosse sincera — che muovesse direttamente dal mio libero arbitrio? ... Ben io vedeva che risposte simili mi erano vietate. Tutte le necessità mi premevano alle spalle: del danaro, del tempo, degli istinti. La società e la natura mi comandavano, con eguale tirannia, ch’io acconsentissi — mentre io, vale a dire la mia anima, la mia intelligenza gridavano disperatamente il no della ripulsione.

Tu non eri giovane — né bello. Eri un uomo, già di oltre cinquant’anni, pingue e calvo ... lontano, dunque — oh di quanto lontano! — dall’ideale.