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Ogni giorno, nel mentre alla mia porta tu interroghi, trepidante ancora della sorte di questa amante tua .... io faccio un passo verso la tomba e mi distacco da te — inesorabilmente.
E quel giorno verrà, in cui una voce ti dirà, fra i singhiozzi, ch’io sono morta ... e ti dirà che gli ultimi fiori da te inviatimi e dalle tue mani sante prescelti, son distesi su me ... sulla mia povera persona, disfatta in un male senza pietà.
Oh! ... com’io vorrei, com’io vorrei, che quel giorno, udendo la notizia inattesa — non mi credevi tu guarita, e vicina ai tuoi baci e vicina alle tue carezze? ... — tu cadessi fulminato, nello schianto del dolore, e così rimanessi, morto con me e con me riunito ... là ... — dove, non so ... — ma là, dove deve cessare, certo, il cerchio di questa vita crudele! ... Ma, ahimè ... per una creatura che si dilegua, per un amore che se ne va con essa — altre creature ed altri amori sono, a cui prima si domanda il conforto, poi si domanda l’oblìo, poi si domanda la felicità consciente della risurrezione ... Tu, Fabrizio, questo farai —