Pagina:Le dicerie sacre.djvu/101

Da Wikisource.

9t La P I T T V R A fa Pittura foftenga più che mai frefca la fuaJj propria virtù natiua ? E quantunque fpiccjro dal fuo corporeo vafo , non perda però punto del fuo diuino vigore , anzi tuttauia fpirirofo, & odorifero fi mantenga ? Sicut tinnamo- tntim, Ó> balfamum aromatizans tdartm^i dtdi. Odore di tanto conforto, che nella gui- fa, che fà la Panthera deU’altre fiere, fi tira dietro rutta la fchiera de’fedeli. Trtht noi, tur- rtmut in odortm vngutntorum tuorum . Odo* re di tanta foauità, ch'innamora le nati di Dio* Odoratili tfl Dominai odortm fuattitmtis. La Porpora, quando nella fua tintura è mefcolato il miele, conferua il fno colore più viuace, e-» lucente. E forfè non fu mj,ele, anzi più dolce, che miele quel dolciflìmo afrore, con cui fù di' Pillata , e fparfa quefta porpora fanta ? Si si, dulcii fuptr mtl, & fsuum. Dalla virtù di quefto miele è tenuto frefeo, e vermiglio il colore , di coi ragiono, e mercè di quefto amore non è per perder giamai punto della fua prima viuezza. Non voglio però lafciar di foggiu* gnere, che coloro , i quali vanno ì vendemiare la porpora, e dentro i fuoi rubicondi fonti i veli delle lane, ouero delle fete intingono, deuo- no quando ciò fanno audar col corpo cafto, e d’ogni bruttura di corjjo immacolato , percioche la fccreta proprietà di quel pretiofo licore.» fugge naturalmente le cofe immonde. E vorrà (dico io) Io federato peccatore raccoglierei il prezzo di quefto fangue puriflìmo con ma* t)i contaminate di mille macchie infami ; Tolga Iddio, che viuanonel Chriftianefimocuori tanto oftinati, che benche pietre fieno, al macinare di sì fino colore con fi fpetr(no, e non fi rom;