Pagina:Le dicerie sacre.djvu/224

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Dicbria. II. n f lità , che te debbo , ò voglio magnificare , ò Signore, la cui Mufica ( benche mefia , e dolo- loia J porta (eco la felicità eterna ; e dal cui tato , e nuouo concento imparano non pur le Mufe de'Cieli , ma leSirene del Paradifo. Ditelo voi,giudicate voi, Seremdimo Sire, feciò fia vero; e fe di quanti Cantori, e Sonatori furono giamai, ò fono trà noi piò conti per fama gli lì debbi dirittamente il primo honore , la ptima palma Scriffero Democrito , e Theo- frafto, molti Mutici edere dati, che col fuono , i col eanto hanno molte infirmiti curate , & a molti huommi da grane morbo oppredi redimirà la fallirà . Così fi legge diTerpandro Spartano; Così diTaletc Cretenfe ; Cosi d'- llmenia^Thebano; Così di Senocrate , di Ie- ' rofilo, e d'Afelepiade . Narra Gelilo, il pefti- ftro, e mortifero morfo della Vipera ederfi col fuono medicato più volte . E contali, che hog- I gidi in Puglia alcune genti punte da certi piccioli, ma velenofi animaletti , che Tarantole s’appellano.giacciono taluolta ftupide, infenfa- tc .ella[limate infino à tanto , che non sò ch« I fpecie di fuono odano, il quale vd to, rifanate dtlmale forgono fubitamenre fallando . Ma ì che miracoli maggiori non fece il Verbo incarnato con la forza della fua Mufica, mentre ch'egli vide nel mondo ? quante ftbri fcaccia- ic? quanti flulfi di fangue faldati ? quante lepre iimoude? quante paralifie riftorate > quante . languidezze rinuigorite .'quanti morbi carati ? ’ anzi quante morti vinificate fnrono in virtù • folo della fua parola? Die tantum verbo, ©• | jtntbiturpuir meni, diceua il Centurione . Si juifleshic, frater meni n>n fuijjet mnttms , di-