Pagina:Le dicerie sacre.djvu/240

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Dic«Rii t tjf quinto per edere atta ad indurre in noi ri? nuouo hablto buono, & rn coftumc indintrer alla virtù , ilqualefa l'animo più capace dì felicità . Quefta veggiamo noi tutto dì ne’faeti tempi edere in vfo per lodare Iddio , e ringra- tiarlo , ìlqualNfo (si come già ordinaua Platone ) fù per antico rito oderaato ancora in fia nel fecolo della vecchia legge . Quinci il Rè fauio,e pacifico nel choro del fuo gran Ttmpitf ordinò rn concerto marauighofo di roci.edi ftrùmenti.in cui diuerfe cofc in loda, e benfdit- rionedel Cremore fi calumano . Così il Rè d! - Ifraelle fuo padre andaui dopò l’Arca del Te ita m?t«o follenneinente «ccomp,ignaro col Salterioin rtiano fonando. Hauui il cito d’ Adamo, d’Abraamo, di Melchifcdeche, di Mo- jè.e d'Aùf,tu!ri celebri nella Scrittura . Hauui il f miofo cantico di Maria forella d’Aron , ae* compagnara da d uerfe fchiere di Vergini &. gttie, e di fanciulle cantatrici . Hjuuì quello de’trègiouancrri porti nella fornace di B;bi" Ion a , i quali ad imicatione di Dau:d inuitaua- 00 cantando à lodare il Signore tutte quante le creature. Et i deuoti Sa mi del medefimo- Dauid , &ifacriEpthalami di Salomone,. Se 1 fcntentiofi Dialogi di Giob,& i tragici Lamctr di Gerem », e le mifteriofe Profetie d'Ifaia, e la mirabil Canzone comporta dalla Vergine i- fteda quando rifitò Elifabetta , che altro fono, che verfi muficahiO non fono forfè per l’aot- torità di Girolamo, d'Eufebio , e d’altri dottidì- mr Padri dettati, e ferirti con ritmi,e numeri di piedi, e con mifure metriche di poefia, e Mufi. cafViue ( non ch’altra)nelJc gouani, e frefebe k fio rie Umemorja di Cecilia Santa, la quii sì to-