Pagina:Le dicerie sacre.djvu/280

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Diceria I I. 171 incontro a colui, che la batte ; ouerodi fptc- cbio, il qual npcrcotendo indietro quella ima- gine, che gli fi fà innanzi, la riflette à gli occhi di chi in elfo fi mira ; così la roce rintuzzata^ dalla repulfa de’ fatti d’vn luogo concaao : non però diftipata , ò difperfa ,nia per quelle eh ufe voragini vagando crratxa, con inriero, e dipinto fucilo fà ritorno là donde parte . I Poeti poi la chiamano coda di voce , ombia di voce, voce ignuda , voce tronca , & in fomma tale, ch'entrato già vn Pittore in capriccio di ritrar- la , fù con quefte parole qmfi per ifchctzo dc- lifoda Antonio. Et fi vii fimiltm finger» , fingi ft- num . Ma che? Duerni qual più bell’Eco di quella, thè hoggiChrifto ci fà fentire ? F.iuoleggiò la Greca Poefia, che oltre Siringa, ancor'Eco fulTe molto amata da Pan. Et io dico , ch’a_j Chrifto non fol piace l'armonia, ma fi compiace ancora di farla rifonare alle noftte orecchie; Che perciò diceua forfè Giouanni. Ego vox tlamaniis in deferto. L’Eco ( come 10 accennai ) è voce ignuda negli antri rifonante * Hot s'egli è vero , che la voce fia vna efpreftìone del concetto della mente , doue puolfi p;ù bella . metafora rirrouar di quefta per dichiarare in_j patte la generatione del Verbo ? poiché Verbo altro non vuol dir, che parola, nè altro è eh' vna fimpliciftìma nota del paterno intelletto. E sì come la voce è ft tomento,con cui fi palefa, e publica l’interno concetto dell'animo ; così Chrifto è mezo, percuificommumcaà noi la paterna volontà. Se non, che U voce, e la paiola fi diuide, e disgiunge dal parlatore ; ma il M 4 Ver-