Pagina:Le dicerie sacre.djvu/318

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Diceria II. jo? refe fiero pur quelle fhllc di fangue,che gli h3- l:o fatto «iella tefta vn giardino. Hor’ à quefta cena vi fi richiede la Mufica,& ecco,che fi è ferì- tiro cantare . Ma chi non si , che propro è de' Cantori dopo Thaner molto cantato il bere volentieri ? Sod sfacciafi adunque hot mai alla lingua , acciochc à gli altri fenfi tormenran non_* porti inuidia Venga i) fiele,venga l’aceto. Sili» Silio Deh non fiamo, Anima m a ingrata,di po- ca acqtia hoggi fcarfi à chi è prodigo di tanta fangue , onde polla poi neH’vlt!mo dc'giorni à ragione nmproueratei. Sìiìhì, & non di di/l is tnihipo'um. Accordiamo ancora noi à quefta pietofa Mufica, fe non polliamo con le bocche, con gli occhi fe non col canto], col pianto, fe_» non con le veci, almeno con le lacrime , ccn_j quefte acque Tacque di quei fonti canori imita* do,che naturalmente rlpòdono al fuono. Que* fta quefta era la tua Mufica , ò Maddalena,à p:è di quella benedetta croce; E quefta fu anche 1’- I armonia,che tu faceftial tuo fpirituale amante quando carica di timore, e d’amore te n’andafti colà al pafto di Simone H:breo. Se voleui eller veduta,deh perche ti ritiraui da tergo! Sì. Slam reirò. Ma latbrymis capii rigare pc destini. Con quefte ti faceui fentire , e quefte erano dal tuo Signore afcoltate , fe non vedute . Secreto forfè imparato dal Re de’ penitenti, e maeftro di quefto canto , il qual feppe ccsi ben piangere , che de li’adulterio, e dcli’homicidio, con_j (cui hauca dishonccata la porpora , e fatto vergogna alla corona, mertò di riportare il perdono. Perciò diceua . Aunbusptreipelachry. mas mits.tìò pregaua.che le m'ra(Te,ma che le fcntiflc.Indi foggiungcua. Zxdudinit Dcminus