Pagina:Le dicerie sacre.djvu/348

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Diceria UT. j j 9 fude molto vicina alla loco ingorda capacità , e non p ù cotto fcnza lafciarli pur dall’altrui veduta fp are, ritirarli al fommo dell’Vniuer* fo. Che fe tutto, che tale fode il Ciclo , quale detto habbiamo edere , pur non fi rimafe la infolenza d:’ Giganti di comporre quella pazza conteftura di monci, con cui pretendala di fcalatc 1 nuuoli , e muouere adalro alla rocca colettiate ; nè però mancò l’alterigia di Nem* brocco d’edificare qnella fuperba corre , la cui cornice auanzar fi doueui fop'a le più eminenti ttelle ; nè gli vm, nè l’altro diffidammo di venire a capo dii lot temerario penfiero fe l* arroganza di quelli non era có l’irreparabil forza del fulmine rintuzzata ; c la baldanza di quello dalla vana confufìone de' lmgaaggi difperfa , che fora ttato quando penetrabili, c fuperabili dall'humano ardimento fulTero ttace le confini del cielo / E come potuto ha* urebbe 1! cielo diffónderti, e ripararli dall’aJ uida cupidigia d'Aleflandro , il quale di non hauere più , che vn f»l mondo cooqtiiftato fi lagnaua ? ò come nafcondecfi , e chiuderli al fagace ingegoo del Colombo, il quale per intentati man rn’altro nuouo , & incognito nericrouà, s'Iddio a ciò proueduro non ha- usde con limolarlo alla induttria de’ mottali , e con far lo in guifa à noi moaccefCbile, ch'altri nonpocelle, fenoli folocon l’ali di Zoroattro Intelletto ,e Volomi , volando peruenirui ? Ma quale altezza maggiore poteua in quetto terce» (ire cielo defideratfi , che l’edere nella fubli- ni'cà dell’Altezza itteda riporto t Dico in_* quefta ALTEZZA Serenidima, fourano, c fin qui vltimo grado della lunga, e diritta P 2, fcala