Pagina:Le dicerie sacre.djvu/70

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Diceria I. 61 za, & la foftanza mia in modo che nò pofso vn* altro figlio generare: non già che ciò pregiudi» chi punto alla mia onnipotenza , ò che imporci in me imperfettione alcuna , anzi il non poter ciò fare è fomma perfcttione , perche il termine fatto £ tanto perfetto , ch’adegua , & pareg» già tutta la potenza . Qui con eccelso ftraordN natio feci f vlcima proui di quàto sò, Pcftremo sforzo di quanto pofso:& ecco che io ve Io fue- Io, Se *e loriuelo . Quefta è la mia fembianza ; quefta adorate . Ip/um Milite. L'altre creature fono ritratti sì, ritratti però non del vifo.ma delle fpalle di Dio.Et quefto,per mio auifo, vo- leua egli inferire » Masè, quando d3 lui fù così caldamente,e coll sì affiti tuo/a preghiera (congiurato, Si ir.Htnigratiam in confptcìu tuo , «flendc mihi fatiem tuam . Signore, fe vaglioa tanto le fuppliche d'vn fcruo huni'lr, & fedele , difcuopr rmi put’vn tratto cotefto ritrattolo», tentati,eh’iogli dia vna occh'aia fola , lafeiami per gratia mirate il tuo Verbo incarnato. A cui rifpofe Iddio. Voj\> riera m'n vidtbis, faciim autem mtxm vidtre non poltrii. Parole dette a’Padri della vecchia legge, curro aJFi!ofo!i della Gentilità : poiché tutta la fperanza de’’- Patriarchi, & tutta la Filofòfia de'GentiIi arri- tiar nonfeppe mai à vedere altra parte di Dio -, che le fpalle,cioè perla traccia delle creature jro'edcrealla cognitionc del Creatore. Inni fi- ■ tiLia ipfìus à creatura mundi, per ea, t]"£ f*' cìafttnt inttllecìx confpìciuntur . Quali pur dir volefse Iddio . O Patriarchi, ò Filofofi, fe Senfatedi vagheggiar li mia effigie qual’el- i è, voi vanegejite,perch(j Nrmo Deum vi- ditvnjuam, Videtnus nunc perfpeculum in in il- 61 LA Pi