Pagina:Le dicerie sacre.djvu/96

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Diceria I. 87 (fecondo, che di fopra fi è detto ) fù fempre di gareggiare, e di guerreggiare ambkiofo. Ni altro feppe giamai in rutti i fuoi prefontuofi lauori ordire, ch'opere (ciocche, & imprefe al foo Creatore ingiuriofe. Maconuicn che tinto, e confafo rimanga da quefta Minerua diuir na , non falfa Deità nata dal capo di Giouej , ma vera Sapienza vfeita dalla mence del fornirlo Padre;tnercc d’vna teftura mirabile. Opus Uxtilt viri fapitntis iuditio, & vtritale prx- diti. Hi conicità Chrifto vna Tela d’altro, che di (età,e d’oro,douc intra la grandezza di Do, e la gloria del Paradifo , hà con fupiahumana delicatura trapunta. Tefom ,quam ordiius eft fuper omnts natìamt. Con quefta reprime la fua baldanza,rintuzza la fua arroganza, e perche fubito creato Lucifero , gli fù nudato que* ftomiftfro, lo conduce à tale , ch'egli perde la nobiltà della prima forma, c ne prende vn'- altra viliflìma, in cui non reft-1 però, fecondo l’antico ftile, d tramare per fu preda de Unanime noftre (ottilittìmc reti . Ma pattando dalla fauola all’liiftoria , c continouando l’in- traprefa metafora della Pittura,non è fors'ella quefta medeliina tenzone nel comrafto di due Pittori fàmofi adombrata 2 Apelle tira vna fottrlilTtma linea nella cauoiadi Pro'ogene , Pto'ogene riconofciato il tnacftro,diuide quella d'Apelle con altra più lottile , Apelle finalmente fenza lafciar più luogo della fotti, gliezza con vn’altraindiuifibile fega permezo quella di Ptotogenre . O con quanta gentilezza tirò il Pittor celefte l’muifibile lineameli, todell'anima hnmana creandola innocente , Sttuniùtn /uamfttii iìlum. Ma cO qpxn-