Pagina:Le feste di San Giovanni in Firenze.djvu/26

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20 le feste di s.giovanni

cessero altrimenti, e successivamente furono affatto smessi e sostituiti da carri più perfetti, fra i quali il più trionfale fu quello detto della Zecca; questo carro nell’anno 1340, essendo caduto avanti alla porta dei Priori, fu rifatto di nuovo con ornati e pitture rappresentanti i fatti più insigni di S. Giovanni, per mano di Jacopo da Pontormo. L’altezza del carro era braccia 17, e la lunghezza braccia 7; sopra il carreggio vi erano dei drappelloni nei quali erano dipinte diverse imprese ed armi allusive alla Zecca. Al di sopra s’inalzava il carro con quattro ordini, che andavano gradatamente restringendosi fino all’ultimo. Nelle pareti di questi ordini vi erano altrettante nicchie nelle quali si collocavano alcuni fanciulletti simboleggianti dei Santi. Al second’ordine sulle quattro cantonate vi erano dei mensoloni sui quali stavano seduti quattro giovinetti portanti un bastone con l’arme del Griglio. Il terzo ordine conteneva sulle cantonate quattro arpìe che sostenevano le armi dei maestri di Zecca. Nel quart’ordine finalmente, e sopra la sommità eravi collocato un uomo che rappresentava S. Giovanni con calzoni di accia rossa vergata di bianco con camicia bianca e le braccia nude fino al gomito, era coperto da due pelli di tigre fermate al collo ed aveva nudi i piedi e le gambe; in testa avea il diadema e una parrucca mal pettinata propria di persona che sta nel deserto. In mano teneva una Croce con due traverse di ferro coperte di fiori; vi era poi un palo alto fino a mezza vita ove quell’uomo veniva legato con una cigna. Si è ritenuto da alcuno che a tale rappresentanza fosse scelto uno dei prigioni liberati di carcere, ma il Manni sostiene che il finto S. Giovanni era è vero dell’infima plebe ma che non veniva mai scelto un condannato a far le parti del Santo, e l’equivoco forse nasceva dall’andare dietro il carro i prigioni che venivano