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42 le industrie femminii italiane

dagno diretto per chi lavorava. Di qui poi l’idea della " Cooperativa per le Industrie Femminili " sorta in Roma e di cui son parte i varii Comitati regionali.

Ma prima di parlare del Comitato regionale piemontese, mi si permetta un cenno sul Comitato Esposizione-vendita di lavori femminili, da cui quello nacque.

Nella primavera del 1899 un gruppo di signore, modeste, ma animate da un sincero e fervente desiderio di bene, iniziava in Torino una piccola Mostra-vendita di lavori femminili, collo scopo di farli conoscere e di sottrarli al monopolio dei negozianti, vendendoli direttamente. Sebbene fosse un primo tentativo, di lavori ve ne furono parecchi. Una giuria, composta di valenti conoscitori e di esecutrici di lavori femminili, ne aveva scelto i più belli, volendo così dimostrare che scopo dell’Esposizione era non soltanto un vantaggio economico, ma un miglioramento e un perfezionamento d’arte applicata all’industria. La Mostra sebbene piccola, incontrò la simpatia del pubblico, che accorse, approvò l’idea, ne aiutò Io sviluppo.

Presidente del piccolo Comitato era la signora Emilia Mariani: presto si compilò lo Statuto, si stabili un Regolamento, si diffuse l’idea colla speranza che l’anno prossimo l’Esposizione si sarebbe allargata e migliorata.

Le lavoratrici, i cui lavori erano ammessi alla Mostra, pagavano 1 lira, colla quale avevano diritto di esporre 10 lavori di qualsiasi mole e di qualsiasi prezzo. Le patrone erano azioniste, quali di 1 lira, quali di 5: ciascuna azione dava diritto all’ingresso gratuito alla Mostra e a concorrere a un premio sorteggiato. Dapprincipio i premi erano pochi, poi crebbero via via che i mezzi finanziari più abbondanti permisero al Comitato di comperare dalle espositrici maggior