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e questa è una delle principali industrie domestiche nei paesi di montagna.

Inoltre in molte case è in voga la tessitura a mano e tutte le calze della famiglia sono fatte a mano con cotone filato a macchina.

Ma pur troppo le operaie della montagna hanno una sorte meno lieta di quelle che abitano in città, nella pianura o sulle colline. Infatti una povera montanara disse a una signora che la compiangeva: «In cielo ci dev’essere un buco proprio sopra la Carnia, dal quale ci vengono gettate adosso tutte le croci».

Mentre gli uomini emigrano, esse devono badare alla casa, agli armenti e strappare alla terra, con lavoro faticosissimo, il misero prodotto che può dare. Portano sulla schiena, giìi dalle montagne, degli enormi fasci di legna e di fieno per lunghissimi tragitti, ottenendo delle retribuzioni irrisorie. Questo pesante lavoro le rende robuste e resistenti, ma non concorre certo a conservare a lungo la loro giovinezza!

Nel 1891 i conti Detalmo di Brazzà Sarvognan tennero nel parco e sui prati del castello di Brazzà una piccola esposizione di emulazione fra i contadini dei sette comuni dei dintorni di Udine, allo scopo di far conoscere esattamente lo sviluppo agricolo e le principali produzioni friulane.

La nobile iniziativa diede ottimi frutti, tanto che ogni tre anni simili esposizioni si ripeterono in altri comuni della regione. Ciò che attrasse maggiormente l’attenzione degli espositori e del pubblico in questa prima Mostra agricola friulana, fu un gruppo di giovanette merlettaie istruite per una quindicina di giorni dalla contessa Cora di Brazzà Savorgnan nata Slocomb di Nuova Orleans, e dalla signorina Dora Bearzi.