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Pagina:Le industrie femminili.djvu/77

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friuli 65


Le ideatrici dell’Esposizione stimarono opportuno di far rivivere qualche industria antica per occupare le ore di ozio delle fanciulle e delle donne.

D’allora in poi l’industria si estese perfezionandosi, così che nella riproduzione delle antiche trine a fuselli e di quelle policrome in oro, argento e metallo, le sette scuole del sistema Brazzà si distinsero, ottenendo due medaglie d’oro all’Esposizione di Parigi nel 1900 e speciali onorificenze a Londra, Liegi, ecc.

Delle 400 ragazze friulane le quali, quando non hanno altro da fare, lavorano di merletto a fuselli, non una venne distolta dai campi o dalla famiglia; ma frequentando queste scuole si abituano a non perdere inutilmente i ritagli di tempo, alla pulizia, all’ordine, all’obbedienza e a modi gentili con tutti.

È confortante vedere che molte merlettaie dei primi anni, ora esemplari madri di famiglia, continuano a richiedere lavoro che serve loro per pagare le piccole spese, e domandano come ambito favore di mandare alla Scuola le figliolette. Così la produzione dei merletti è divenuta un ramo importante nell’economia femminile friulana, mentre l’istituzione dei Comitati di Udine e Cividale fatta dalla Società “Le Industrie Femminili Italiane” coi loro rappresentanti nella provincia, assicura la ripresa di molti altri generi di lavori e il miglioramento di tutte le industrie casalinghe.


A Cividale con sacrificio di tempo e di denaro, si tenta il risorgimento delle antiche stoffe in bavelle filate e tessute a mano; e da quel Museo si riproducono disegni e miniature interessantissime per libri, cartelle, cofani e cornici.