Pagina:Le mie prigioni.djvu/111

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— Signore, ella par seccata della mia compagnia; eppure, se potessi starei qui tutto il giorno, appunto perchè vedo ch’ella ha bisogno di distrazione. Quel cattiv’umore è l’effetto naturale della solitudine. Ma si provi a ciarlare alquanto, ed il cattiv’umore si dissiperà. E s’ella non vuol ciarlare, ciarlerò io.

— Del vostro amante, eh?

— Eh no! non sempre di lui; so anche parlar d’altro. —

E cominciava infatti a raccontarmi de’ suoi interessucci di casa, dell’asprezza della madre, della bonarietà del padre, delle ragazzate dei fratelli; ed i suoi racconti erano pieni di semplicità e di grazia. Ma, senza avvedersene, ricadeva poi sempre nel tema prediletto, il suo sventurato amore.

Io non volea cessare d’esser burbero, e sperava che se ne indispettisse. Ella, fosse ciò inavvedutezza od arte, non se ne dava per intesa, e bisognava ch’io finissi per rasserenarmi, sorridere, commuovermi, ringraziarla della sua dolce pazienza con me.

Lasciai andare l’ingrato pensiero di volerla indispettire, ed a poco a poco i miei timori si