Pagina:Le mie prigioni.djvu/191

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dottor Cesare Armari, che, ne’ mesi precedenti, era stato mio vicino ne’ Piombi. Questi non aveva avuto alcuna condanna, ed uscì poi dichiarato innocente.

Il favellare cogli uni e cogli altri fu piacevole distrazione per tutto il dì e tutta la sera. Ma andati a letto, spento il lume, e fatto silenzio, non mi fu possibile dormire, la testa ardevami, ed il cuore sanguinava, pensando a casa mia. — Reggerebbero i miei vecchi genitori a tanta sventura? Basterebbero gli altri lor figli a consolarli? Tutti erano amati quanto io, e valeano più di me; ma un padre ed una madre trovano essi mai, ne’ figli che lor restano, un compenso per quello che pèrdono?

Avessi solo pensato a’ congiunti ed a qualche altra diletta persona! La lor ricordanza mi affliggeva e m’inteneriva. Ma pensai anche al creduto riso di gioia e d’insulto di quel giudice, al processo, al perchè delle condanne, alle passioni politiche, alla sorte di tanti miei amici... e non seppi più giudicare con indulgenza alcuno dei miei avversarii. Iddio mi metteva in una gran prova! Mio debito sarebbe stato di sostenerla con virtù. Non potei! non volli! La voluttà