Pagina:Le mie prigioni.djvu/89

Da Wikisource.

( 77 )

La mia Bibbia era polverosa. Uno de’ ragazzi del custode, accarezzandomi, disse: — Dacchè ella non legge più quel libraccio, non ha più tanta melanconia, mi pare.

— Ti pare? gli dissi. —

E presa la Bibbia, ne tolsi col fazzoletto la polvere, e sbadatamente apertala, mi caddero sotto gli occhi queste parole: Et ait ad discipulos suos: impossibile est ut non veniant scandala; vae autem illi per quem veniunt! Utilius est illi, si lapis molaris imponatur circa collum eius et projiciatur in mare, quam ut scandalizet unum de pusillis istis.

Fui colpito di trovare queste parole, ed arrossii che quel ragazzo si fosse accorto, dalla polvere ch’ei sopra vedeavi, ch’io più non leggeva la Bibbia, e ch’ei presumesse ch’io fossi divenuto più amabile divenendo incurante di Dio.

— Scapestratello! (gli dissi con amorevole rimprovero e dolendomi d’averlo scandalezzato). Questo non è un libraccio, e da alcuni giorni che nol leggo, sto assai peggio. Quando tua madre ti permette di stare un momento con me, m’industrio di cacciar via il mal umore; ma se tu sapessi come questo mi vince, allorchè son solo, allorchè tu m’odi cantare qual forsennato!