Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/193

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pe,» mi disse, «udite l’ordine che son per darvi; ne va della vostra vita se non lo eseguite.» Lo assicurai che l’avrei obbedito puntualmente, ed egli allora soggiunse: — Io aveva sempre vissuto felice e contento, nè mai erami occorso nessun sinistro: il vostro arrivo ha fatto svanire la pace di cui godeva. Morta la figlia, perito il suo aio, è un miracolo s’io sono ancora in vita. Voi siete dunque la cagione di tutte queste disgrazie, delle quali non fia possibile ch’io mi consoli. Pertanto vi prego d’allontanarvi di qui sull’istante; perirei anch’io se rimaneste di più, essendo convinto che la vostra presenza m’arreca sventura: ecco cosa aveva a dirvi. Partite, e guardatevi dal comparire mai più in questi paesi; niun riguardo mi tratterrebbe dal farvene pentire.» Volli parlare, ma mi chiuse la bocca con iraconde parole, e fui costretto ad allontanarmi sul momento dal palazzo.

«Ributtato, scacciato, abbandonato da tutti, e non sapendo che cosa sarebbe per avvenire di me, prima d’uscire dalla città entrai in un bagno, mi feci radere barba e sopracciglia, e presi l’abito di calendero. Mi posi in via, piangendo meno la mia miseria che la bella principessa, della cui morte io era stato origine. Percorsi parecchi paesi senza farmi conoscere; infine risolsi di venire a Bagdad, nella speranza di farmi presentare al commendatore dei credenti, ed eccitare la sua compassione col racconto delle mie sventure. Son giunto questa sera, e la prima persona che incontrai, arrivando, fu il calendero nostro fratello che parlò prima di me. Voi sapete il resto, signora, e perchè ebbi l’onore di trovarmi sotto il vostro tetto.

«Terminata dal secondo calendero la sua storia, Zobeide, alla quale s’era egli rivolto, gli disse: — Ne sono pienamente soddisfatta; andate, e ritiratevi ove meglio vi piace; ve ne do intera licenza.» In vece però di uscire, supplicò anch’egli ed ottenne dalla

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