Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/198

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terzo calendero. — Cara sorella,» rispose Scheherazade, «ecco come quel principe la ripigliò:

«Alla vista di quei gradini, » diss’egli, «(non essendovi a destra nè a sinistra terra su cui mettere il piede, e per conseguenza salvarsi) ringraziai Iddio, ed invocato il suo santo nome, cominciai l’ascesa. Era quella scala sì stretta, ripida e difficile, che per poco fosse stato forte il vento, mi avrebbe precipitato in mare; infine giunsi in cima senz’alcun sinistro, ed entrato sotto la cupola, prostratomi a terra, ringraziai il cielo del concessomi favore.

«Passai colà la notte; mentre dormiva, m’apparve un vecchio venerabile, il quale mi disse: — Ascolta, Agib: quando sarai desto, scava sotto ai tuoi piedi la terra; vi troverai un arco di bronzo e tre frecce di piombo, fabbricate sotto certe costellazioni, per liberare il genere umano di tanti mali che lo minacciano. Scaglia le tre frecce contro la statua: cadrà il cavaliere in mare, ed il cavallo dalla tua parte, che tu seppellirai nel luogo, donde avrai tratto l’arco e le frecce. Il mare allora si gonfierà, e salirà fino appiè della cupola, all’altezza della montagna. Quando vi sarà salito, vedrai approdare una scialuppa, guidata da un sol uomo con un remo per mano. Sarà di bronzo quell’uomo, ma diverso da quello che avrai rovesciato. Imbarcati con lui senza pronunciare il nome di Dio, e lascialo fare, ch’ei ti condurrà in dieci giorni in un altro pelago, ove troverai il mezzo di tornar a casa tua sano e salvo, purchè, come ti ho già detto, in tutto il viaggio tu non profferisca il nome di Dio.

«Tale fu il discorso del vecchio. Quando fui desto, mi alzai sommamente consolato della visione, ed eseguito il comando impostomi, dissotterrai l’arco e le frecce, e le scagliai contro il cavaliero. Al terzo colpo lo rovesciai in mare, ed il cavallo cadde dalla mia parte; seppellii questo nel luogo dell’arco e delle frecce,