Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/215

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segnarmi per qual via potessi tornare al mio regno, essendomi impossibile rimaner colà più a lungo, e vedere ogni notte sì straordinario spettacolo, senza che mi fosse lecito di saperne il motivo.

« Mi rispose uno di quei signori per tutti gli altri: — Non vi sorprendete della nostra condotta verso di voi, se finora non abbiamo ceduto alle vostre preghiere; ciò fu per semplice riguardo per voi, onde risparmiarvi il dispiacere di vedervi ridotto alla medesima nostra condizione. Se volete partecipare al nostro infelice destino, parlate, e vi daremo subito la soddisfazione che chiedete. » Risposi ch’era preparato ad ogni evento. — Per l’ultima volta, » ripigliò lo stesso, « vi consigliamo a moderare la vostra curiosità; ci perderete l’occhio destro. — Non importa, » soggiunsi; « vi dichiaro che se questa disgrazia m’accade, non ve ne darò colpa, e l’imputerò solo a me medesimo. » Mi rappresentò egli ancora, che quando avessi perduto un occhio, non doveva perciò sperare di restar con essi nel caso che tale fosse il mio divisamento, poiché compiuto era il loro numero, nè poteva venir accresciuto. Gli dissi che mi sarei fatto un piacere di non mai separarmi da buona gente com’essi parevano; ma che se tal era la necessità, mi vi sarei subito sottomesso, bramando io, a qualunque costo, di essere esaudito.

« I dieci signori, vedendomi irremovibile nella mia risoluzione, presero un castrato, e scannatolo, dopo averne tolta la pelle, mi presentarono il coltello di cui eransi serviti, e dissero: — Prendete questo coltello che vi servira nell’occasione che fra poco diremo. Ora vi cuciremo in questa pelle, nella quale fa duopo che vi avvolgiate; poi vi lasceremo qui solo. Allora comparirà nell’aria un uccello di enorme grossezza chiamato roc (1), e prendendovi per un montone,

  1. Il roc è un uccello maraviglioso che non ha mai esistito, a quanto pare, se non nella mente de’ novellieri arabi, i quali