Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/25

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potè resistere alle istanze di Schahriar, e rispose: — Or bene, fratello, poichè lo comandate, vi appagherò.» Allora gli narrò l’infedeltà della regina di Samarcanda, e quand’ebbe finito: «Ecco il motivo della mia tristezza,» proseguì; «giudicate voi s’io aveva torto di abbandonarmivi. — O fratello,» sclamò il sultano con accento che denotava quanta parte prendesse all’ira del re di Tartaria, «qual orribile istoria mi avete voi narrata! Con quanta impazienza l’ascoltai dal principio alla fine! Io vi lodo d’aver punito i traditori, che vi recarono sì crudele oltraggio. Nessuno potrebbe rimproverare la vostra azione; essa fu giusta; e quanto a me vi confesso che in simil caso avrei usata molto minor moderazione, nè mi sarei appagato di togliere la vita ad una sol donna; mille, oh sì! ne avrei sacrificato al mio furore. Ora non istupisco più del vostro passato cordoglio; la cagione erane troppo viva ed umiliante per non soccombervi. O cielo, qual avventura! In verità, io credo che ad alcuno non sia accaduto nulla di simile. Ma infine bisogna lodare Iddio che v’abbia dato argomento di consolazione, e poichè non dubito ch’esso non sia ben fondato, abbiate la compiacenza d’istruirmene.»

Schahzenan si oppose vivamente a tal confessione, che troppo davvicino interessava il fratello; ma fu duopo cedere alle ripetute sue istanze. — Io vi obbedirò,» gli disse, «poichè lo esigete: temo però che la mia obbedienza non vi cagioni maggior dolore di quel che n’ebbi io stesso. Ma non potrete accusarne se non voi solo, costringendomi così a palesare un fatto ch’io vorrei eternamente sepolto nell’oblio. — Le vostre parole,» soggiunse Schahriar, «eccitano vie più la mia curiosità; laonde, qualunque ei sia, vi prego di svelarmi sull’istante questo segreto.» Il re di Tartaria, cedendo allora all’impazienza del fratello, narrò