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Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/26

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partitamente quanto aveva veduto, il travestimento dei negri, gli eccessi della sultana e delle sue donne, nè dimenticò Masud. — Dopo che fui testimonio di tali infamie,» proseguì egli, «pensai che tutte le donne vi fossero per natura inclinate, e non potessero resistere ai loro smodati appetiti. Pieno di tal opinione, parvemi stoltezza da parte d’un uomo il commettere il proprio riposo alla loro fedeltà; e così trascorrendo d’una in altra riflessione, pensai alla fine il miglior partito esser quello di darmi pace. Ci vollero non pochi sforzi, ma ne venni a capo; e voi pure, a parer mio, dovete imitarmi.»

Benchè assennato fosse il consiglio, il sultano non potè piegarvisi, ed anzi andò sulle furie. — Che!» disse; «la sultana delle Indie fu capace di prostituirsi in modo sì indegno! No, fratello, io non posso credere a quanto mi dite, se nol veggo co’ miei propri occhi: i vostri possono avervi ingannato, e la cosa parmi di tale importanza, da accertarmene per me stesso. — Fratello,» rispose Schahzenan, «se volete esserne testimonio, ciò non sarà molto difficile: ordinate una nuova caccia, e quando saremo fuor della città colla vostra corte e la mia, ci fermeremo sotto i nostri padiglioni, e la notte torneremo amendue soli nel mio appartamento. Io sono certo che il dì dopo vedrete quant’io ho veduto.» Il sultano approvò lo strattagemma, e tosto bandì un’altra caccia, di modo che nel dì medesimo le tende furono erette nel luogo indicato.

Il giorno dopo, i due principi partirono con tutto il loro seguito. Giunti all’accampamento, vi rimasero fino a notte. Allora Schahriar chiamò il gran visir, e senza partecipargli il concepito progetto, gli impose di occupare il suo posto durante la di lui assenza, e non permettere a veruno di uscire dal campo per qualsiasi motivo. Dati tali ordini, il sultano col re della Gran Tartaria salirono a cavallo, attraversa-