Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/250

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una stoffa di seta, vi condurrò da un giovane mercadante che conosco, il quale ne ha di tutte le sorta, e senza stancarvi a correre di bottega in bottega, posso assicurarvi che da lui avrete ciò che non trovereste altrove.» Mi lasciai condurre, ed entrata nel negozio di un giovane e leggiadro mercante, e quivi sedendo, gli feci dire dalla vecchia dama di mostrarmi le sue più belle stoffe di seta. Voleva la vecchia che gli facessi quella domanda io medesima; ma le dissi che una delle condizioni del mio matrimonio era di non parlare a nessun uomo fuor di mio marito, e che non voleva contravvenirvi.

«Il mercadante mi mostrò parecchie stoffe, una delle quali essendomi piaciuta più delle altre, gliene feci domandare il prezzo. Rispose quegli alla vecchia: — Io non la venderò per oro nè per argento; ma gliene farò un dono, se vuol permettermi di darle un bacio sulla guancia.» Imposi allora alla vecchia di dirgli ch’io lo trovava ben ardito per farmi una simile proposta; ma invece d’obbedirmi, costei mi rappresentò, che quanto il mercadante chiedeva non era poi una cosa di grande importanza; che non si trattava di parlare, ma di presentare soltanto la guancia, e che sarebbe stato l’affar d’un momento. Avea tanta voglia di possedere quella stoffa, che fui abbastanza semplice di seguire il consiglio. La vecchia e le mie donne mi si posero davanti, acciò non fossi veduta, ed io mi levai il velo: ma invece di baciarmi, il mercadante mi morse a sangue. Il dolore e la sorpresa furono tali che caddi svenuta, e rimasi tanto a lungo in questa condizione, da dar tempo al mercante di chiudere la bottega e prendere la fuga. Ripreso l’uso dei sensi, mi sentii la guancia tutta insanguinata; la vecchia dama e le mie donne avevano avuto cura di coprirmela prima col velo, acciò le persone accorse non si accorgessero di nulla, e credessero fosse l’effetto d’un semplice svenimento.»