Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/321

Da Wikisource.

301

guire la commissione che vi do, e poi sarete libero di tornarvene a vostro piacere. Ma è mestieri andarci, poichè ben vedete che non sarebbe conveniente, nè al mio carattere, nè alla dignità mia, il rimanere in debito verso il re di quell’isola.» Siccome compresi che il califfo lo esigeva assolutamente, gli dichiarai d’esser pronto ad obbedire; sicchè, tutto giubilante, mi fece dare mille zecchini per le spese del viaggio.

«Mi preparai dunque in pochi giorni alla partenza, ed appena mi furono consegnati i presenti del califfo con una lettera di sua mano, mi posi in cammino, e presi la strada di Balsora, ove m’imbarcai. La mia navigazione fu felicissima, e giunto all’isola di Serendib, esposi ai ministri la commissione, di cui era incaricato, e li pregai di farmi dare al più presto udienza: nè vi mancarono essi. Fui condotto con onore al palazzo, e salutai il re prosternandomi secondo l’uso.

«Mi riconobbe tosto quel principe, e dimostrò particolar gioia al rivedermi. — Ah, Sindbad!» mi disse; «siate il ben venuto! vi giuro che dopo la vostra partenza ho pensato spessissimo a voi, e benedico questo giorno, in cui ci rivediamo di nuovo.» Gli feci i miei complimenti, e ringraziatolo della sua bontà per me, gli presentai la lettera ed il regalo del califfo, ch’ei ricevette con tutti i segni della maggior soddisfazione.

«Il califfo gli mandava un letto compiuto di drappo d’oro, stimato mille zecchini; cinquanta vesti di ricchissima stoffa; cento altre di tela bianca, della più fina del Cairo, di Suez, di Cufa (1) e d’Alessandria; un altro letto cremisi, e un altro ancora di diversa foggia; un vaso d’agata più largo che profondo,

  1. Isola dell’Irak arabica, sul ramo più occidentale dell’Eufrate, a cinquanta leghe da Bagdad.