Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/344

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«Sebbene Nureddin Alì dicesse queste parole ridendo, il fratello, molto più meschino di spirito, ne rimase offeso. — Guai a vostro figlio,» diss’egli con ira, «giacchè osate preferirlo a mia figliuola! Mi maraviglio che abbiate avuto l’ardire di crederlo soltanto degno di lei. Bisogna abbiate perduto il cervello per volere paragonarvi a me, dicendo che siamo colleghi. Sappiate, temerario, che dopo la vostra imprudenza, non vorrei maritare mia figlia col figliuol vostro, quando pure gli cedeste più ricchezze che non possedete.» Questa ridicola contesa de’ due fratelli sul matrimonio de’ loro figliuoli non ancora nati, si fece seria, talchè Schemseddin Mohammed si lasciò trasportare sino alle minacce. — Se non dovessi,» disse, «accompagnare domani il sultano, vorrei trattarvi come meritate; ma al mio ritorno vi farò vedere se tocca al minore a parlare al suo fratello maggiore coll’insolenza come faceste.» Ciò detto, si ritirò nel suo appartamento, mentre il fratello andò a coricarsi nel proprio.

«Schemseddin Mohammed alzossi il giorno dopo di buon mattino, e recatosi al palazzo, ne uscì col sultano, che prese la strada al di sopra del Cairo, dalla parte delle piramidi. Nureddin Alì intanto aveva passata la notte in estrema inquietudine; e dopo aver ben considerato, non essergli più possibile rimanersi a lungo con un fratello che trattavalo con tanta alterigia, prese tosto la sua risoluzione, e fatta preparare una buona mula, munitosi di danaro, di gioie e di pochi viveri, e detto alla sua gente che andava a fare un viaggio di due o tre giorni e voleva esser solo, partì.

«Uscito dal Cairo, s’inoltrò pel deserto verso l’Arabia; ma soccombendo la sua mula nel viaggio, fu costretto proseguire a piedi. Per buona sorte, avendo incontrato un corriere che andava a Balsora, lo prese