Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/369

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popolo alla preghiera dell’alba. Depose la fata lievemente a terra Bedreddin, e lasciandolo presso alla porta, si allontanò col genio.

«Aperta la porta della città, la gente, già raccolta in gran numero per uscire, fu assai sorpresa vedendo Bedreddin Hassan disteso per terra in camicia e mutande. Diceva uno: — Aveva tanta fretta d’uscire di casa dell’amante, che non ebbe il tempo di vestirsi. — Vedete un poco,» diceva l’altro, «a quali accidenti si va esposti: avrà passato buona parte della notte a bere cogli amici; si sarà ubbriacato, ed uscendo poscia per qualche bisogno, invece di rientrare, sarà venuto fin qui senza sapere cosa facesse, ed il sonno l’avrà colto.» Altri diversamente parlavano, e niuno poteva indovinare per qual caso colà si trovasse. Un lieve zeffiretto che cominciava allora a soffiare, ne sollevò la camicia, lasciando vedere un petto più bianco della neve; ne furono tutti tanto maravigliati, che mandarono un grido di ammirazione, onde fu il giovane destato. Non fu la sua sorpresa minore della loro vedendosi alla porta d’una città ove non era mai stato, e circondato da una folla di persone che lo consideravano con attenzione. — Signori,» disse loro, «ditemi, di grazia, dove sono, e cosa desiderate da me.» Prendendo uno a parlare, gli rispose: — Giovanetto, testè fu aperta la porta di questa città, ed uscendone, vi abbiamo trovato disteso qui nello stato in cui siete. Noi ci siamo fermati per guardarvi. Avete forse passata in questo luogo la notte? E non sapete che siete ad una porta di Damasco? — Ad una porta di Damasco?» soggiunse Bedreddin. «Voi vi burlate di me: stanotte, quando mi coricai, io era al Cairo.» A tai detti, alcuni, mossi a compassione, sclamarono esser peccato che un giovane sì bello avesse perduto il senno, e tirarono innanzi per la loro strada.