Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/382

Da Wikisource.

362

figlia Fior di Bellezza e col nipote Agib la via di Damasco. Camminarono diciannove giorni di seguito senza fermarsi; ma essendo il vigesimo entrati in un bel prato poco lontano dalle porte di Damasco, posero piede a terra, facendo erigere le tende sulla sponda d’un fiume, che passa per la città, e deliziosi ne rendeva i dintorni.

«Il visir dichiarò di voler soggiornare due giorni in quel bel luogo, e il terzo continuerebbe il suo viaggio, permettendo intanto alla gente del seguito di andare a Damasco. Approfittarono quasi tutti di tal permesso, alcuni spinti dalla curiosità di vedere una città, della quale avevano udito parlare tanto favorevolmente; altri per vendervi mercanzie d’Egitto, da loro portate, o comprarvi stoffe ed altre rarità del paese. E Fior di Bellezza, bramando che suo figliuolo Agib avesse anch’egli la soddisfazione di passeggiar per quella celebre città, comandò all’eunuco negro, il quale serviva d’aio al fanciullo, di condurvelo, raccomandandolo alla sua vigilanza.

«Agib, magnificamente vestito, si pose in cammino coll’eunuco, il quale teneva in mano una grossa canna. Appena furono entrati nella città, Agib, ch’era bello come il sole, attrasse tosto gli sguardi di tutti: taluni uscivano dalle case per vederlo da vicino, gli altri affacciavansi alle finestre, mentre i viandanti non si accontentavano di fermarsi per guardarlo, ma lo accompagnavano per aver il piacere di contemplarlo a bell’agio. Insomma non eravi alcuno che non lo ammirasse, e non colmasse di benedizioni il padre e la madre che avevano dato alla luce sì leggiadro fanciullo. L’eunuco ed egli giunsero per caso davanti alla bottega di Bedreddin Hassan; e là si videro contornati da tanta gente, che furono costretti a fermarsi.

«Il pasticciere che adottato avea Bedreddin, era