Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/417

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terribil giudice allorché ebbe profferita la sua sentenza di morte. — Ah! siete dunque voi,» gridò egli, «che mi trattaste in modo sì indegno, volendomi condannare ad una morte che mi fa ancor orrore per una torta di crema, in cui non aveva posto pepe?» Il visir si pose a ridere, e per trarlo d’angustia, gli raccontò come, pel ministero di un genio (poiché i discorsi del gobbo gli avevano fatto sospettare l’avventura), erasi trovato in casa sua, e sposata sua figlia invece del palafreniere del sultano. Gli manifestò poscia come, per la memoria scritta di mano di Nureddin Alì, avesse scoperto esser egli suo nipote; in fine gli disse, che, in conseguenza di tale scoperta, era partito dal Cairo, andando fino a Balsora per cercarlo ed averne notizie. — Mio caro nipote,» soggiunse quindi, abbracciandolo con tenerezza, «vi domando perdono di tutto ciò che vi feci soffrire, dacchè vi riconobbi. Ho voluto ricondurvi a casa mia prima di manifestarvi la vostra felicità, cui troverete tanto più preziose quante maggiori pene vi sarà costata. Consolatevi di tutte le vostre afflizioni pel piacere di vedervi restituito alle persone, che dovete tener per più care. Ora, mentre vi vestite, corro ad avvertire vostra madre; la quale aspetta con grand’impazienza il momento di abbracciarvi, e vi condurrò pure il vostre figliuoletto, che avete già veduto a Damasco, e pel quale vi sentiste, senza conoscerlo, tanta inclinazione. —

«Non esistono parole abbastanza energiche per ben esprimere il giubilo di Bedreddin, quando vide la madre ed il figliuolo Agib. Non istancavansi tutti e tre di abbracciasi, esternando tutti i trasporti che l’affetto e la più viva tenerezza potevano ispirare. La madre disse cose commoventi a Bedreddin; gli parlò del di lei dolore per sì lunga assenza, e delle lagrime versate. Il piccolo Agib, invece di fuggire,