Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/418

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come a Damasco, gli abbracci del padre, non si saziava di riceverli; e Bedreddin Hassan, diviso tra due oggetti tanto degni dell’amor suo, non credeva di poter loro dare bastanti segni del proprio affetto.

«Mentre siffatte cose accadevano in casa di Schemseddin Mohammed, questo visir erasi recato al palazzo reale per render conto al sultano del felice esito del suo viaggio; ed il sultano compiacquesi tanto della relazione della maravigliosa storia, che la fe’ scrivere per essere conservata accuratamente negli archivi del regno. Appena Schemseddin fu tornato a casa, avendo egli fatto apparecchiare uno splendido convito, si mise a tavola colla famiglia, e tutti passarono la giornata in grande allegria. —

«Finita così da Giafar la storia di Bedreddin Hassan, disse al califfo Aaron-al-Raschid: — Commendatore dei credenti, ecco che cosa voleva raccontare a vostra maestà.» Il califfo, trovando quella storia sorprendentissima, accordò senza esitare la grazia della schiavo Rihan, e per consolare il giovine del dolore d’essersi da sè medesimo sgraziatamente privato di una consorte che molto amava, quel principe gli fece sposare una sua schiava, colmollo di beni, e lo tenne caro fino alla morte.

— Ma, sire,» aggiunse Scheherazade, osservando che il giorno cominciava a spuntare, «per quanta dilettevole sia la storia testè narrata, ne so un’altra che lo è ben di più. Se vostra maestà desidera udirla la prossima notte, son certa che ne converrà meco.» Si alzò Schahriar senza rispondere, e molto incerto sul partito da prendere. — La buona sultana,» disse egli fra sè, «racconta lunghissime storie, e quando ne ha cominciata una, non c’è modo di rifiutarsi ad udirla tutta. Non so se non dovrei farla morir oggi; ma no, non precipitiamo le cose; la storia ch’essa promette, è forse più dilettevole di tutte quelle che