Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/424

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appoggiato ad una bottega, tornò ratto a casa senza guardami indietro.

«Alcun tempo prima di giorno, un ricchissimo mercante cristiano, il quale somministrava al palazzo la maggior parte delle cose necessarie, avendo passata la notte in gozzoviglia, determinò di uscire di casa per andar al bagno. Benchè ubbriaco, non lasciò di osservare esser molto inoltrata la notte, e che tra poco stavasi per chiamare i fedeli alla preghiera dell’alba; laonde affrettando il passo, sollecitavasi di giungere al bagno, nella paura che qualche musulmano, andando alla moschea, non lo incontrasse, e traesselo in carcere come un ubbriacone. Però, giunto in fondo alla contrada, si fermò per qualche suo bisogno presso la bottega, ove il provveditore del sultano avea deposto il corpo del gobbo, il quale, venuto così ad essere smosso, cadde sulla schiena del mercante, che pensando fosse un ladro che lo assalisse, gli menò un pugno sul capo, che lo rovesciò per terra, e datigliene poi molti altri, si pose a gridare al ladro.

«Alle sue grida sopraggiunse la guardia del quartiere, la quale, vedendo un cristiano che maltrattava un musulmano (perchè il gobbo era della nostra religione): — Per qual motivo,» gli disse, «maltrattate così un musulmano? — Voleva derubarmi,» rispose il mercadante, «e mi si gettò addosso per afferrarmi alla gola. — Ve ne siete vendicato abbastanza,» replicò la guardia, tirandolo pel braccio; «andatevene;» e nello stesso tempo stese la mano al gobbo per aiutarlo ad alzarsi; ma osservando ch’era morto: «Oh! Oh!» proseguì; «un cristiano ha l’ardire di assassinare così un musulmano!» Ciò dicendo, arrestò il cristiano, e lo condusse dal luogotenente di polizia, ove fu messo in carcere finchè alzato fosse il giudice ed in grado d’interrogare l’accusato. Intanto il